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Negli ultimi cinquant’anni la rete idraulica minuta delle campagne venete – fossi, scoline, piccoli canali di bonifica – si è progressivamente ridotta, frammentata o interrata. A determinarlo sono stati due processi paralleli: l’espansione urbana e gli interventi agricoli di “miglioramento fondiario”, con la sostituzione dei fossati a cielo aperto con drenaggi sotterranei, la spianatura dei campi e la scomparsa delle tradizionali baulature.
Uno studio condotto in un’area campione del Veneto mette in evidenza le conseguenze di questa trasformazione: la drastica riduzione del volume di invaso locale e la diminuzione dei tempi di corrivazione. In altre parole, il territorio oggi si satura più rapidamente, anche durante eventi di pioggia non estremi, aumentando il rischio idraulico.
Questo dato si sovrappone a un altro elemento critico: il regime pluviometrico degli ultimi decenni è diventato più irregolare, con precipitazioni sempre più concentrate e intense.
Il risultato è un sistema territoriale meno resiliente.
Per questo è necessario pianificare con attenzione qualsiasi ulteriore modifica alla rete di drenaggio: non si tratta solo di infrastrutture idrauliche, ma di una componente essenziale della sicurezza idraulica e della gestione sostenibile delle acque nel paesaggio agrario veneto.
Due strumenti per rispondere al degrado della rete idraulica minuta: Piani delle Acque ben realizzati (e attuati) e contratti di Fiume.


Figure estratte dalla pubblicazione Modification of artificial drainage networks during the past half-century: Evidence and effects in a reclamation area in the Veneto floodplain (Italy) di Giulia Sofia, Massimo Prosdocimi, Giancarlo Dalla Fontana, Paolo Tarolli

